“La caduta in coppa brucia, fa male, ma bisogna guardare avanti. E quale occasione migliore, se non un confronto con la prima della classe?”. Ne è convinto, Gautieri. Dimenticare Bodo battendo Spalletti. Provandoci, almeno.

Nell’immaginario romanista il pensiero va al “Gaucho” – classe 1970 – quando si cita il clamoroso fallo da rigore che gli fece Deschamps in un Juventus-Roma del 1998.

Rigore solare, non per l’arbitro Messina. “Che poi anni dopo in un aeroporto mi ammise di aver sbagliato”. Oggi è un allenatore ed è in attesa di un nuovo incarico. L’ultimo è stato con la Triestina nel 2019-20, nel campionato condizionato dallo stop per la pandemia. “Sono stato esonerato nonostante avessimo 5 punti di distacco dal primo posto. Ora sono fermo, ho avuto qualche colloquio, ma nessuna cosa concreta”.

Lui nella Roma ha lasciato 53 presenze tra il 1997 e il 1999, compresi 11 gol. Era un esterno offensivo, che si sposava perfettamente nell’idea di calcio di Zdenek Zeman, non a caso il boemo lo volle nella Capitale. Napoletano di nascita, nel Napoli ci ha anche giocato nel 2005, ma il suo cuore è ancora giallorosso. “Sono nato a Napoli, ma quello che ho provato a Roma, nella Roma, è stato un sentimento unico”.

Che cosa ha rappresentato la Roma, per lei?

“Qualcosa di indescrivibile. Una piazza unica, una tifoseria calda e appassionata. Un periodo esaltante, dove giocavamo un buon calcio ed eravamo tutti molto coinvolti dentro la squadra. Ci ho lasciato il cuore, io, a Roma. Non potrebbe essere altrimenti, avendo avuto questo privilegio”.

Quale privilegio?

“Il privilegio di indossare la maglia della Roma. Questo è, un privilegio, una cosa unica. Non c’è altro modo per definire l’opportunità che mi diedero quasi 25 anni fa. E dovrebbe essere così per tutti quelli che passano da Trigoria. Mi piacerebbe un domani poter avere un’altra possibilità, mettermi a disposizione della società. Sarebbe un sogno”.

Da allenatore, come si riparte dopo una sconfitta come quella subita in Norvegia in coppa?

“Deve essere bravo Mourinho a entrare nella testa dei giocatori, a dare le giuste motivazioni e a far guardare avanti. In fondo, si è perso una partita. E, a mio avviso, non c’è partita migliore di Roma-Napoli per ripartire”.

Nonostante il Napoli capolista?

“Sì, esattamente. Affronti la capolista, scendi in campo per dare tutto, anche qualcosa di più. Vincere una partita del genere darebbe consapevolezza e rimetterebbe a posto ciò che hai lasciato sul terreno giovedì sera. Il Napoli è una squadra molto forte, ma la Roma non è da meno. Se avesse affrontato una squadra media o anche più scarsa, le motivazioni sarebbero state diverse. In questo caso chiunque scenderà in campo, farà di tutto per portare a casa i tre punti”.

Ci sarà lo stadio pieno, compatibilmente con le disposizioni di sicurezza che impongono il 75% della capienza.

“Sono sicuro che la gente romanista farà sentire il proprio apporto alla squadra. La tifoseria della Roma è unica in tutta Italia. Io lo dico sempre, quello che si prova quando si scende in campo all’Olimpico, giocando davanti alla Curva Sud, è qualcosa di meraviglioso. Ma pure in trasferta sono meravigliosi. Ricordo che segnai un gol a Cagliari e andai ad esultare proprio davanti al settore ospiti”.

Fa effetto sentire queste parole da un uomo nato a Napoli e che nel Napoli ci ha anche giocato.

“Ma, come detto, sono rimasto legatissimo alla Roma. Roma e Napoli sono due ambienti, due tifoserie, che potrebbero essere simili per calore e passione che mettono sulla squadra. Ma c’è anche rivalità, non lo dimentichiamo”.

In cosa è stato bravo l’allenatore della squadra azzurra in questo inizio di stagione?

“In campionato ha vinto tutte le partite, otto su otto. In Europa no, ma è comunque in corsa per la qualificazione. Ha sfruttato il buon lavoro fatto da Gattuso in precedenza e ci ha messo del suo. E ha gestito nel migliore dei modi il caso Insigne, che da quelle parti sarebbe potuto diventare un problema serio”.

Spalletti, peraltro, era il tecnico dell’Empoli nel giorno del suo esordio assoluto con la maglia della Roma, il 31 agosto 1997.

“Ricordo bene. Facemmo una grande partita. Vincemmo 3-1, sul neutro di Firenze. Marco Delvecchio segnò il primo gol. Non solo della partita, ma di tutto il campionato. Al terzo minuto di gioco. Il mio primo gol con la Roma fu proprio contro il Napoli, invece. I casi della vita”.


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