Il derby della Capitale ha messo in evidenza i problemi della Roma, che già si erano manifestati nelle prime settimane di questa stagione: la sterilità offensiva. La partita disputata dai giallorossi è stata senza ombra di dubbio insufficiente, tanto che nei 90 e passa minuti di gioco l'unica vera grande occasione è stata la traversa di Zaniolo registrata nel primo tempo. Per il resto, il nulla cosmico. Già nei primi minuti, infatti, la Lazio di Sarri sembrava essere più ordinata in campo, sembrava avere le idee più chiare. I biancocelesti non hanno disputato una gara brillantissima, ma hanno fatto quel poco che bastava per portare la stracittadina a casa, sfruttando poi al minuto 29 la follia di Ibañez, che non è nuovo a scivoloni in partite di questo genere. Dopo aver trovato la via del vantaggio, nel secondo tempo la Lazio ha pensato a non correre rischi e lo ha fatto gestendo il match nel migliore dei modi, con Casale e Romagnoli che lì dietro non hanno fatto passare nemmeno uno spillo. 

Mourinho dal primo minuto decide di affidarsi alla coppia Cristante-Camara a centrocampo, mentre Sarri, privo di Immobile, deve optare obbligatoriamente per il tridente leggero lì davanti, con Felipe Anderson, Pedro e Zaccagni. I giallorossi partono con due guizzi interessanti, uno di Abraham e uno di Zaniolo, poi alla lunga cominciano a soffrire il pressing alto degli avversari, che una volta recuperata palla vanno sempre velocemente in verticale. Pellegrini gira a vuoto e non incide, Abraham è il fantasma del giocatore visto lo scorso anno ed esce completamente dal gioco e dalla partita. Ibañez nei derby finisce spesso per essere il dodicesimo uomo in campo dei biancocelesti e al 29esimo minuto, puntando centralmente Pedro, si fa scippare il pallone dallo spagnolo, che poi è bravo a servire Felipe Anderson all'interno dell'area di rigore, che solo davanti a Rui Patricio resta glaciale e non sbaglia. La reazione della Roma è di rabbia, sempre confusa. Ne esce fuori una traversa di Zaniolo sporcata da Marusic, nulla di più. 

Mourinho all'intervallo cerca di cambiare il canovaccio della partita e lo fa buttando dentro Celik al posto di Mancini. Piove sul bagnato però, perché dopo 7 minuti Pellegrini chiede il cambio per un problema muscolare, entra Volpato. Il possesso palla della Roma è sterile, mentre la Lazio nel momento in cui riparte e si distende in contropiede dà perennemente la sensazione di poter far male. Ci va vicina, infatti, verso la metà della seconda frazione di gioco quando, dopo un assolo di Cancellieri, Felipe Anderson impegna Rui Patricio in una parata che tiene ancora vivi i giallorossi. Lo Special One le prova tutte, inserendo in campo anche Belotti e Matic in un improbabile 4-2-1-3. Il risultato è solo un'estrema confusione che non porta a nulla, perché dopo il fischio finale i tiri nello specchio della porta difesa da Provedel sono pari allo zero. L'unica emozione finale è un accenno di rissa provocato da Radu e Rui Patricio, ma all'interno del rettangolo verde si vede ben poco di interessante. Finisce così, con la Lazio in festa e terza in classifica al fianco dell’Atalanta. 
 


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