Fabrizio Maturani, in arte Martufello, celebre attore, comico e cabarettista, è intervenuto ai microfoni di  DIESROMAE. Queste le sue parole: Si sta muovendo qualcosa nel mondo dello spettacolo per quanto riguarda le aperture? “Per ora no, credo bisognerà aspettare la zona bianca. Siamo stati la categoria più maltrattata, è da un anno e mezzo che è completamente chiuso. Aspettiamo con ansia nuove direttive, ma se continua così è un problema, penso a tutti quegli artisti che non si potevano permettere il pranzo o la cena e hanno dovuto cambiare mestiere. Penso anche a tutto quello che circonda il mondo dell’arte come anche le sagre. Ci sono tutte quelle persone che anche lì hanno perso il lavoro come gli operai, i giostrai o gli stagionali dei service. Spero davvero in una celere ripresa”. Qual è stato il motivo di tutto questo accanimento verso la vostra categoria? “Ne ho parlato l’altro giorno a cena anche con il mio collega Maurizio Battista, e non abbiamo trovato risposta. Non capisco come sia possibile far lavorare 1.000 persone in una fabbrica e non permettere l’accesso a 200 in un teatro. Ci hanno chiuso tutto l’anno e hanno iniziato a riaprire a maggio quando di norma nello spettacolo è tutto fermo. Mi auguro soltanto di rivedere la gente ridere dopo tutto quello che ci è capitato”. Che cosa ne pensa di Josè Mourinho? “Mi è dispiaciuto per Fonseca ma alla Roma ormai arriva il planetario e stiamo tutti tranquilli (ride n.d.r.). Non mi piace chiamarlo Special One, potrebbe andare ad allenare anche in Burundi e farebbe comunque notizia”. Il mister saprà raccontare le barzellette? “Sa fare tutto, ha rimesso in moto il calcio mondiale”. Come si è preparato all’interpretare Carlo Mazzone? “Non l’ho preparata ma una cosa è certa, lasciavo a casa Martufello e andava Maurizio sul set. Qualcuno ha parlato di una imitazione ma non è stato semplice, nonostante io abiti da 40 anni a Roma non so parlare romanesco, ma era già stato fatto presente alla regista. Ho sempre un po' di timore quando faccio cose molto diverse dal mio essere, mi è capitato spesso anche a teatro, per esempio in una commedia di Petrolini, ma quando poi mi convincono mi impegno e cerco di dare sempre il meglio”. Si è aiutato per il personaggio solo con la sceneggiatura? “Per la maggior parte sì, poi ovviamente ho studiato e ho rivisto dei suoi video. Quando ho letto il copione mi è subito piaciuto molto, c’era ovviamente riportata la versa storia che aveva riportato Roberto Baggio. Ma tante cose mancano di Carletto perché rimane comunque un film, si è dato spazio a quel mister padre, grande professionista e persona per bene. Per esempio la scena contro la tribuna dell’Atalanta, che per motivi di pandemia non si è potuta realizzare. Sarei stato felice di interpretare anche quel momento”. Le è mai capitato di conoscerlo di persona? “Non l’ho mai conosciuto, ma fa parte di noi romanisti che amiamo Roma e la squadra”. Perché l’uomo Mazzone è stato particolarmente amato da Baggio? “Baggio ha sempre cercato una figurata paterna, anche se spesso si scontrava con molti dei suoi allenatori. Mentre Carlo l’ha capito subito, ha capito le sue necessità e si è innescato un rapporto fortissimo”. Qual è la prima immagine che le viene in mente quando si nomina Roberto? “Non c’è né una in particolare, credo che di questi giocatori ti porti dentro tutto dalla A alla Z, sono dei grandi che lasciano il segno, come per Totti”. Ha mai avuto il piacere di conoscerlo? “No, neanche sul set quando stavamo girando. Speravo, ma invece non ho avuto l’occasione di vederlo dal vivo”. Martina Stella

💬 Commenti