Questi alcuni titoli dei maggiori quotidiani sportivi.

Gazzetta dello Sport: Francesco Totti resta il sovrano indiscusso: la sua storia alla Roma è una lunga trama di record. Venticinque stagioni, 786 presenze, 307 gol totali. Primati che ovviamente conserva in A: 618 partite, 250 reti. Il re, per diciannove anni consecutivi capitano giallorosso, oggi incorona un nuovo erede: Lorenzo Pellegrini. Il racconto si ripete in Europa: a 38 anni e 59 giorni Totti è il più “esperto” marcatore della storia della Champions League. Un gol su punizione al Cska Mosca, il 25 novembre 2014 nell’1-1 finale in Russia. Ma già domani potrebbe dover cedere lo scettro: Ibra, 40 anni il 3 ottobre, è pronto a sedersi sul posto più alto del podio dei goleador più longevi del torneo. Con Totti la corsa riparte sempre dalla Roma: qui scatta l’accostamento con l’immagine di Mourinho che sprinta verso la Sud dopo la vittoria contro il Sassuolo.

Roma, Napoli e Milan si sono già portate avanti in campionato: sapranno reggere il ritmo per tutta la stagione?

“Siamo solo alle primissime giornate, è ancora tutto in alto mare. La Juve stessa, che ha avuto una partenza lenta, arriverà. Roma e Napoli possono fare benissimo e molto meglio rispetto alla passata stagione. Non c’è una squadra capace di distruggere il campionato, tutte le quattro o cinque grandi possono dire la loro. Ma riparliamone molto più avanti, a tre-quarti di stagione almeno”.

Lo scatto di Mourinho è già un’immagine cult: Roma ha un nuovo riferimento?

“La notizia intanto è che abbia scelto la Roma. È un allenatore duttile, che ha vinto tantissimo, ha fascino. Indubbiamente è un grande personaggio e per la squadra un grandissimo motivatore. È sempre stato e resta un valore aggiunto: sia in campo che nella gestione del gruppo”.

È riuscito a sorprenderla in qualche aspetto particolare?

“Nella capacità di entrare in sintonia con l’ambiente, subito. Si mette davanti a tutti, fa da parafulmine, una capacità che in una città come Roma può risultare determinante”.

Un aggettivo che utilizzerebbe anche per il nuovo Zaniolo?

“È giovane e torna dopo due gravi infortuni. Tutti ci auguriamo che diventi un campione ma deve ancora dimostrare tanto. Per tutto quello che gli è capitato deve a maggior ragione “aiutarsi” di più, allenandosi e lavorando sodo. Crescendo si matura, lui deve farlo anche da un punto di vista caratteriale e professionale, si circondi di persone che lo aiutino. Quello che succede fuori dal campo a Roma è fondamentale: viene davanti a tutto. Lui ha grandissime prospettive e può certamente fare una grande carriera: riaggiorniamoci tra dieci anni per vedere che livello avrà raggiunto. Io, ripeto, gli auguro solo il meglio”.

Anche Abraham ha avuto un ottimo impatto: impressioni?

“È un giocatore di livello internazionale, arriva dal Chelsea. È giovane, ha i colpi che a Roma non si vedevano da un po’ e che hanno entusiasmato i tifosi. È bravo tecnicamente ed è un tipo che lotta, sono certo che farà bene”.

Dovesse scommettere: questo sarà l’anno di...?

“Spero di Lorenzo Pellegrini. Roma e la Roma capiscano il valore di questo ragazzo: è veramente forte e ha tutte le doti morali che servono per essere leader. Sa comportarsi, sa stare al suo posto, è umile. È un degno capitano”.

Una vera incoronazione. Già domani lei potrebbe cedere il suo scettro anche a Ibrahimovic: se Zlatan segna batte il suo record e diventa il più “anziano” a far gol in Champions. Ne sarebbe felice o dispiaciuto?

“Batterà certamente il mio record. Ha una mentalità diversa dagli altri, è uno dei più forti al mondo e se arriva uno più bravo è giusto che si prenda il primato. I record sono fatti per essere battuti e in questo caso sarei veramente contento per lui. Può ancora dare tanto: la condizione nonostante tutto è ancora buona, dovrà semplicemente gestirsi”.

Lei sta gestendo la sua nuova carriera di manager e vertice di un’agenzia di scouting. Nomi di nuovi talenti da appuntarsi per il futuro?

“Ho intrapreso un percorso nuovo, in cui mi trovo molto bene. Un lavoro difficile ma che mi intriga e in cui so di poter far bene. Ci sono tanti bravi giovani in giro, ben avviati, ma serve pazienza: ci vuole la testa giusta per arrivare davvero, altrimenti ti perdi”.

Il Tempo: Si riparte. Questa mattina la Roma si ritrova a Trigoria per iniziare a preparare la gara di Conference League contro il Cska Sofia in programma giovedì alle 21 all’Olimpico. Mourinho sta pensando di ricorrere – per la prima volta – al turnover.

Considerato che fino ad ora Ibanez non ha saltato una partita, il brasiliano dovrebbe essere sostituito da Smalling che si prepara a tornare in campo dopo l’infortunio muscolare che lo aveva costretto a fermarsi un mese fa. Possibile occasione per vederlo insieme a Kumbulla – domenica scorsa assente per gastroenterite – mentre a sinistra giocherà Calafiori, come anticipato dallo Special One. In mediana potrebbe riposare Veretotut mentre davanti El Shaarawy e Carles Perez sembrano destinati ad una maglia da titolare al posto di Zaniolo e Mkhitaryan. A caccia di una chance Shomurodov, valida anche l’opzione Mayoral a gara in corso.

Il Messaggero: Per considerarsi da scudetto con questa RomaMourinho avrebbe voluto un centrocampista. Un’altra richiesta era un terzino destro. Karsdorp non potrà sostenere l’intera stagione a certi ritmi. Reynolds è assai decorativo, ma per usare un eufemismo, non offre garanzie. Senza queste pedine Mou non si sente pronto del tutto. Però è divertito dall’effetto che sta facendo la sua Roma, da una certa inquietudine che monta negli avversari a rivederlo qua, col suo ghigno, e si gode lo spettacolo. 

Si aspetta che almeno 2-3 giocatori crescano sul piano della personalità. Sta lavorando su Mancini, con cui José ha iniziato schermaglie, abbracci vigorosi, esultanze occhi negli occhi come a passargli la sua forza. Un altro potrebbe essere CristanteMourinho sa quanto le vittorie regalino autostima. L’altro in prospettiva è AbrahamHa la stoffa del trascinatore.

La Repubblica: Mourinho festeggia come se avesse segnato un gol”. L’immagine l’ha affidata il centravanti della Roma Tammy Abraham al proprio profilo Twitter. E non domenica sera, dopo quella sfrenata corsa sotto la curva al minuto 91 di RomaSassuolo.
Ma nel 2012 dopo un Real-City di Champions, e quando Abraham aveva 14 anni appena. Ecco, forse con quella corsa sfrenata per la prima volta anche a Roma si è rivisto il Mourinho di sempre, quello estremo, persino pittoresco nel suo elegantissimo disordine.

È inevitabile: nella Roma inaspettatamente capolista, ultima iscritta — ma prima per differenza reti — al trio di testa con Napoli e Milan, il più grande segno di discontinuità rispetto al passato è proprio lui. Indizi su quella lucidissima follia li avevano avuti già a Trigoria, dove chi si aspettava un mito altero e distante ha scoperto invece tutt’altro.

Dopo una giornata particolarmente stressante, ha deciso senza preavviso di buttarsi in piscina. Un gesto che a qualcuno ha ricordato il tuffo di Pallotta di 10 anni prima. Ma quello era fatto per stupire, José al contrario voleva omogenizzarsi, dire a tutti: “sono uno di voi“.

Lo fa ogni giorno o quasi, quando compare inaspettatamente nei corridoi degli uffici di Trigoria. Si ferma, chiacchiera, a qualcuno chiede consiglio per un ristorante, a un altro fa una battuta sulla pettinatura. Fa “squadra” fondendo universi lontanissimi. Ecco, il lavoro. Forse la parola a cui tiene di più in assoluto.

Qualche settimana fa, con la squadra convocata per un allenamento pomeridiano, si è presentato a Trigoria alle 9.30 della mattina. Perché è lavoro anche sapere tutto di ciò che accade tutto intorno, conoscere tutti, sapere di qualsiasi problema, anche se distante dal gruppo squadra. Un lavoro che dura oltre gli allenamenti, con 6, anche 8 ore al giorno di video. Riassunte poi in micro riunioni con la squadra.

Lo ha detto anche il Papa: l’omelia non deve durare tanto, dopo 8 minuti si perde attenzione. Proprio 8 minuti sono durante le lezioni ai giocatori sul Sassuolo e su come affrontarlo. Anche così è nato il gol del vantaggio: una punizione studiata a tavolino guardando il modo di difendere di Dionisi, provata in campo con il vice Sacramento e realizzata all’Olimpico.

L’ha chiamata José dalla panchina, Pellegrini l’ha indicata ai compagni, Abraham ha finto di indicarsi la testa e Cristante è partito a raccogliere il passaggio rasoterra. Gol. Sì, perché nonostante l’ufficio in stile Ferguson, con vetrate vista campi, Mourinho è legatissimo al lavoro sporco: distribuisce le pettorine colorate prima della partitella, porta la rete con i palloni o i conetti per i dribbling.

 



 


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