Il centrocampista giallorosso Jordan Veretout ha rilasciato alcune dichiarazioni a sofoot.com: Con la Roma hai pareggiato 2-2 contro l’Inter. Hai dei rimpianti per quella partita? "Un po’. Abbiamo questa brutta abitudine di arretrare quando segniamo e all’improvviso prendiamo gol. Contro l’Inter siamo riusciti a riprendere la partita, ma con Napoli e Atalanta ci siamo arresi troppo facilmente e ora dobbiamo rimediare. Chiaramente non è un’istruzione dell’allenatore quella di arretrare. Quando riusciamo a fare il nostro gioco e pressiamo alti possiamo battere qualsiasi squadra. A inizio ripresa contro l’Inter siamo andati in difficoltà. Provare a rimontare uno svantaggio significa lasciare dietro degli spazi: Atalanta e Napoli ci hanno segnato. Se vogliamo qualificarci per la Champions League, dobbiamo battere queste squadre e non possiamo fare errori". La Roma sta facendo bene quest’anno, ma c’è anche la sensazione che ci siano ancora margini di miglioramento significativi. "Possiamo sempre fare cose migliori. Rispetto allo scorso anno giochiamo molto meglio, vinciamo di più e siamo più costanti. Segniamo molto, quindi dobbiamo continuare così. Per il momento quello che ci dà fastidio è questo quarto d’ora in cui arretriamo molto, dobbiamo cancellarlo". Per due stagioni sei stato un titolare indiscusso alla Roma. Com’è la vita nella capitale? "Sto molto bene qui. È un grande club, il mio obiettivo era arrivare in una squadra di questo calibro. Sto migliorando giorno dopo giorno e mi sto divertendo molto. Sono soddisfatto. In Italia, l’ambiente di vita è di prim’ordine. Ho la fortuna di vivere a Roma che è una città incredibile, prima ancora avevo vissuto due anni a Firenze, che è un’altra bella città. Anche la mia famiglia ama la vita che facciamo a Roma, quindi mi aiuta. Abbiamo i nostri ristoranti, i nostri negozi, le nostre piccole abitudini in città. Non viviamo proprio a Roma, ma lì vicino. C’è la spiaggia intorno, è molto piacevole". Sappiamo che il Covid ha colpito molto l’Italia. Come hai vissuto questo periodo? "È stato complicato. La vita dei giocatori ora si riduce ad andare all’allenamento e poi tornare a casa, per correre il minor rischio possibile. È spaventoso, nel senso che Roma è una città gioiosa, che vive ed è piena di turisti. Con il virus la città è morta in questo periodo: è una cosa che fa male. L’Italia è un paese molto vivace, quindi ovviamente questo pesa". Dopo due grandi stagioni alla Fiorentina, hai scelto la Roma, mentre i media hanno accennato all’interesse di diversi altri club, compreso il Napoli. Perché hai scelto questo club? "Il mio obiettivo era chiaro: lasciare la Fiorentina per un top club italiano. Avevo richieste, è vero. Ho fatto questa scelta perché la Roma è un grande club. I tifosi mi hanno impressionato, ma è stata soprattutto la discussione al telefono con Paulo Fonseca che alla fine mi ha convinto. Mi ha detto che mi voleva e cosa si aspettava da me, mi ha descritto come voleva giocare con la sua squadra. Ha visto molte mie partite alla Fiorentina, era molto interessato. Il secondo anno a Firenze giocavo da mediano, ma lui sapeva che avrei potuto giocare in diversi ruoli, anche più avanzato. Gli piace molto l’aggressività che metto al portatore di palla. Ho subito accettato il suo discorso. Mi ha migliorato e continuerà a farlo. So di aver fatto la scelta giusta firmando per la Roma". Con Dzeko e Mkhitaryan, sei uno dei tre migliori marcatori del club in campionato. È diventato uno dei tuoi obiettivi segnare? "Con Mkhitaryan siamo diventati buoni amici. Sappiamo bene che Edin finirà come capocannoniere della squadra. Non sono sorpreso dal numero di gol segnati in questa stagione, l’allenatore mi chiede di partecipare alla manovra offensiva e di avanzare di più. L’anno scorso ho dovuto difendere di più, ma in questa stagione ho più libertà e mi sento capace di segnare e fare assist. Ho in mente un numero preciso di gol, l’allenatore mi ha dato un obiettivo, ma rimarrà tra me e lui". Paulo Fonseca vuole un gioco spettacolare. Attualmente sei anche il terzo cannoniere. Come ha cambiato il tuo gioco Fonseca? "Richiede molto rigore difensivo e offensivo. La sua filosofia è mantenere la palla il più a lungo possibile. Per lui, questo permette di correre meno dietro l’avversario. Ama vedere i suoi giocatori lanciarsi in avanti, correre dei rischi. Coinvolge l’intero gruppo e questo è positivo per la squadra. Tutti sono pronti a dare tutto ed è questo che spiega la nostra grande stagione". A livello personale, sembra che ti stia divertendo molto quest’anno. Cosa è cambiato rispetto agli altri tuoi allenatori? "Ho avuto la possibilità di avere allenatori molto bravi durante la mia carriera, Stefano Pioli per esempio era il massimo. Con la Fiorentina abbiamo giocato bene. Con Fonseca ci divertiamo in campo. La grande differenza rispetto agli altri tecnici che ho conosciuto è soprattutto il suo modo di affrontare le riunioni. È un grande allenatore e ha lasciato un segno in ogni club che ha guidato. Ora sappiamo che giocare bene non basta. Se non c’è vittoria alla fine, è inutile". Questo è il tuo primo top club. Quali differenze hai sentito rispetto alle tue precedenti esperienze? "I club in cui sono stato hanno tutti una storia, ma quella della Roma è la più grande. Tutto qui è superiore. Le conferenze stampa, i tifosi, le aspettative. Voglio giocare la Champions League dalla prossima stagione. In Italia mi sono fatto un nome, la Roma era il club giusto". Le reazioni dei tifosi della Fiorentina alla tua partenza sono state piuttosto dure. Ti hanno toccato? "Sono affezionato alla Fiorentina. Anche se la seconda stagione non è stata così bella, ho bei ricordi. Eravamo un gruppo affiatato, sono ancora in contatto con alcuni miei ex compagni di squadra. Ci sono state critiche, insulti da parte dei tifosi, ma non sono uno che si lascia prendere la mano. Ho dato tutto per il club, non ho mai barato. Volevo solo fare un passo avanti". Uno dei momenti peggiori della storia della Fiorentina è la morte di Davide Astori, con cui hai giocato. Come l’hai vissuto? "Sono arrivato alla Fiorentina assieme a diversi giocatori francesi. Non parlavamo italiano e Davide è stato il primo giocatore a venire da noi, ha fatto di tutto per inserirci nel club. Anche senza la fascia, l’avrebbe fatto. Un uomo d’oro, molto gentile. Ha anche cercato di parlare un po’ di francese per metterci a nostro agio. Supportava i compagni dentro e fuori dal campo, difendendoli costantemente, anche quando le cose andavano meno bene. Naturalmente, non dobbiamo dimenticare il giocatore favoloso che era. La sua morte è tragica, è stato un momento molto difficile da vivere. Eravamo molto uniti tra noi, volevamo vincere per lui".

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