Antonio Fantin, medaglia d’oro nei 100m stile libero delle Paralimpiadi di Tokyo 2020, ha rilasciato un’intervista per Diesromae. Queste le sue parole: 

 Come è stato il suo ritorno da Tokyo?
“E’ stato fantastico. Sono stato accolto calorosamente come sempre dalla mia comunità di Bibione. Adesso ho molte cose da fare, ma questo mese che non entreremo in acqua cercherò di rispondere a tutti e di godermi il clima che si è creato in Italia già da quest’estate”.

 

Come ha vissuto queste Paralimpiadi e che rapporto si è creato con gli altri atleti?

“Era la prima volta per me ad una Paralimpiade e non ha nulla a che vedere con i Mondiali. Il clima che si è creato nel gruppo Italia è stato straordinario, si respirava una grande atmosfera di coesione che ci ha permesso di raggiungere ottimi risultati. È stata un’esperienza unica non solo per le medaglie che abbiamo vinto ma proprio per come abbiamo vissuto quei giorni e quei momenti”.

 

Che cosa rappresenta per te il nuoto?

“Lo sport in generale rappresenta la rinascita. Il mezzo grazie al quale sono riuscito a raggiungere i miei sogni. All’età di tre anni e mezzo, a causa di una malformazione artereo-venosa, sono stato sottoposto ad un delicato intervento operatorio e da lì in poi ho iniziato a fare riabilitazione. L’acqua mi ha dato una seconda possibilità”.

 

A chi ha dedicato le tue medaglie?

“In particolare ho dedicato l’oro e il record nei 100m stile libero all’Antonio bambino che non voleva inizialmente entrare in vasca e a mia mamma. Lei nonostante tutto, mi portava ogni giorno in piscina e passava tantissime ore bordo piscina. La nostra costanza e determinazione è stata la chiava per far diventare il nuoto una passione prima e poi la quotidianità di oggi”.

 

Ci racconta un aneddoto simpatico di quest’esperienza?

“Non proprio a Tokyo, ma nel ritiro ad Ostia come consuetudine alle matricole del nuovo anno, viene chiesto di tagliare i capelli a zero ai ragazzi mentre di tingerli alle ragazze. Io neanche sono riuscito a scappare da questo rito (ride n.d.r), mi sono completamente rasato la testa nel 2017”.

 

Perché il nuoto paralimpico è così forte, c’è un segreto?

“Come dicevo prima la sinergia che si è creata all’interno del nostro gruppo ha contribuito. Il nuoto paralimpico è diventata una vera e propria famiglia e fra ritiri e trasferte passiamo un po’ di tempo insieme e viviamo a pieno il gruppo. Il collettivo aiutava il singolo e viceversa. Questo poi si vede dai risultati che siamo riusciti a raggiungere”.

 

Oltre alla medaglia d’oro anche il record del mondo era un suo obiettivo?

“Sì, perché io cerco sempre di migliorarmi, alle Paralimpiadi si punta spesso solo alla medaglia ma per me trasferire quello che si fa in allenamento in gara è fondamentale e pure averlo battuto di poco è sinonimo che ho disputato un buon percorso”.

 

Ha influito sulla sua preparazione lo slittamento dei giochi paralimpici?

“Sì, da un certo punto di vista è stato un vantaggio per me perché mi ha permesso di crescere non solo sportivamente ma anche come persona. Un anno in più ha fatto bene a me perché mi sono sentito più forte psicologicamente, è stato un anno difficile perché ho dovuto rivedere il piano degli allenamenti però è stata un’esperienza di vita”.

 

Su Wikipedia c’è scritto: “Il 3 Settembre vince la medaglia di bronzo (a dire il vero, lui puntava all’oro, ma resta sempre un grande), sono stati i suoi amici?

“Non lo so (ride n.d.r). Da quando sono tornato non ho avuto modo di vedere la pagina di Wikipedia ma è vero che nel 400 stile libero mi sarebbe piaciuto chiudere un ciclo che avevo iniziato nel mondiale del 2017 e che mi aveva visto sempre vincente. Non è andata così però io e il mio allenatore lavoreremo per riprendere questo ciclo di vittorie”.

 

Nonostante tutto c’è anche un po’ di rammarico?

“Io sono una persona che non si accontenta mai e sono molto autocritico. Cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno ma credo che c’è sempre qualcosa da migliorare e penso sia questa la chiave per mantenere gli stessi risultati negli anni”.

 

Tifa una squadra di calcio?

“Sono un grande tifoso di calcio e del Milan in particolare, nel 2008 sono stato ospite a Milanello. Se non mi fosse successo quello che tutti sappiamo probabilmente avrei giocato a calcio come tutti i bambini e non mi sarei avvicinato al nuoto”.

 

Ha passioni oltre al nuoto?

“Cerco di stare nel tempo libero con le persone che sono vicino a me. Fino a qualche anno fa ero un grande appassionato di vela e suonavo il pianoforte, cerco sempre di non rendere la vita monotona”.

 

Ha un piatto preferito?

“Qui vi deludo perché è la pasta in bianco (ride n.d.r)”.


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