È il dodici agosto del 2015 e la Roma di Rudi Garcia, dopo due mesi di fitte trattative, può finalmente abbracciare quel tanto attesto centravanti che dovrebbe garantirle, almeno nelle intenzioni, il definitivo salto di qualità per avvicinarsi alla Juventus. L'acquisto di Edin Džeko infiamma fin da subito la piazza capitolina: è un nome importante, da anni sinonimo di gol, classe, trofei; insomma uno di quei colpi che fanno sognare i tifosi, che alzano l'asticella, che risvegliano le speranze di un ambiente quantomai affamato di campioni e vittorie. Il bosniaco ha 29 anni, è nel pieno della sua carriera, un calciatore affermato come pochi da queste parti, ha vinto titoli in Germania e in Inghilterra e segnato valanghe di gol ovunque sia stato. L'idea comune è quella di aver trovato finalmente un bomber come non se ne vedevano dai tempi di Batistuta, una macchina del gol, ma i pronostici, si sa, sono fatti per essere ribaltati. La Roma trova in Dzeko un giocatore diverso e già dalla prima stagione è chiaro come non si tratti del classico attaccante rapace, egoista, spietato, ma piuttosto di un elegante rifinitore con un discreto fiuto del gol: un cigno proveniente da Sarajevo. Dopo quattro stagioni e mezzo (all'attivo) l'ex Wolfsburg raggiunge comunque, nella giornata di ieri, quota 100 gol, sintomo di come sotto porta Edin non sia proprio scarso, anzi, ma semplicemente non faccia della capacità di andare a rete la sua caratteristica principale. Il "diamante bosniaco" entra così a far parte della ristretta cerchia di coloro i quali hanno raggiunto in giallorosso la tripla cifra, assieme a Francesco Totti (307), Roberto Pruzzo(138), Amedeo Amadei (111), Rodolfo Volk (106), Pedro Manfredini (104), Vincenzo Montella (102).

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