Oggi abbiamo come ospite Gianluca Piacentini, giornalista del Corriere della Sera, e speaker radiofonico che ci ha raccontato il suo 17 giugno. Buongiorno Gianluca, quale è il tuo ricordo più bello dello scudetto della Roma? “La festa che c’è stata dopo, io ero allo stadio non per lavoro perché all’epoca ancora non ero operativo tutti i giorni e mi feci tutto l’anno in curva nord. I ricordi sono intanto l’ansia dopo Napoli infatti avevamo tutti paura di perderlo all’ultima giornata, sarebbe stato molto da romanisti e poi la festa che è durata fino alla stagione dopo. Quel giorno li andammo in giro per tutta la Roma e si festeggiò tutta la notte con gli amici. La partita quel giorno fu solo un dettaglio”. Giocatore chiave dello scudetto ruolo per ruolo? “Il punto debole di quella squadra era il portiere però alla fine vincemmo lo stesso, mi ricordo quando Antonioli fece una papera e Totti andò a difenderlo sotto la curva. In difesa è impossibile scegliere tra Samuel, Cafù e Candela erano uno spettacolo da ammirare ogni settimana. A centrocampo la stagione che fece Tommasi quell’anno è irripetibile, difficilmente si è visto un giocatore fare una stagione così oltre la media della sua carriera. Tommasi stava ovunque, ci sono stati dei momenti chiave della stagione in cui lui era sempre presente. E’ difficile sceglierne uno però, anche Cristiano Zanetti che arrivò come un ragazzino ma sostituì benissimo Emerson. Davanti Batistuta ebbe un impatto sulla Roma straordinario aldilà dei gol lui ha portato una voglia di vincere che si portava dietro da tutta la sua carriera. Nel girone d’andata è stato un trascinatore e nel girone di ritorno devo menzionare anche Montella che fece dei gol pesanti come quello al Milan a Rossi. Nella stessa giornata si giocava anche Lazio Inter e fu provvidenziale il gol di Dalmat che pareggiò la gara. Il boato di Roma Milan è paragonabile a quello di Roma Colonia dell’82 e a quello di Roma Broendby con il gol di Voller all’ultimo minuto. In quel momento ci si è resi conto che stavamo vincendo lo scudetto”. C’è il rimpianto di aver vinto solo uno scudetto in quegli anni? “Sì perché l’anno dopo la Roma era ancora più forte dell’anno prima. Quella stagione l’allenatore ebbe grosse responsabilità perché la Roma perse punti contro le ultime 7 della classifica tra cui il Venezia retrocesso. Probabilmente la città non essendo abituata alla vittoria si adagiò e anche i giocatori si lasciarono andare. C’è il rammarico anche che quella del 1983 vinse solo uno scudetto”. L’arrivo di Mourinho è paragonabile a quello di Capello? “Si, infatti è da Capello che la Roma non ha un allenatore che è più importante dei giocatori. Questa proprietà la stiamo iniziando a conoscere e queste scelte fanno capire che c’è volontà di fare le cose bene. Se ci avessero detto di Mourinho pochi giorni prima del 4 Maggio nessuno ci avrebbe creduto. Anche il fatto che noi ricordiamo le date 17 Giugno, 6 Giugno la presentazione di Batistuta e il 4 Maggio 2021 la Roma prende Mourinho questo fa capire l’importanza di questa scelta. Ci sono date che nel bene e nel male restano nella memoria”.   Cosa manca alla Roma per arrivare tra le prime 4?
“Non manca niente alla Roma, aveva già le possibilità di arrivarci quest’anno poi alcuni fattori hanno fatto la differenza tra cui l’allenatore. Io non penso che la rosa della Roma sia tanto inferiore a quella delle 6 squadre che gli sono arrivate davanti e del Sassuolo che ha fatto gli stessi punti. Per vincere serve qualcosa in più ma già Mourinho è un valore aggiunto. Se la Roma dovesse prendere 4 dei nomi che si leggono, spero che la Roma arrivi anche più su delle prime 4. La vittoria non si può pronosticare perché è dovuta da mille fattori e nessuno te la garantisce però stare nelle prime posizioni è un dovere. Dzeko deve restare? “Dzeko è uno degli attaccanti più forti della nostra storia, prima abbiamo parlato di Batistuta, Voller , Montella e non ci dimentichiamo di Pruzzo. I numeri raccontano una verità e Dzeko è il terzo marcatore della storia della Roma. Ognuno poi può avere dei gusti diversi infatti c’è chi preferisce un cecchino d’area di rigore o chi preferisce un giocatore molto fisico alla Lukaku. Si può giocare anche senza Dzeko ma deve essere sostituito bene, per esempio uno come Icardi sarebbe un ottimo profilo. Un’altra cosa importante è portare rispetto a questo giocatore e la Roma non sempre gliel’ha portato, infatti nelle ultime sessioni di mercato è sempre stato messo in vendita. Lui ha un altro anno di contratto a 7.5 milioni che sono tantissimi ma la colpa non è la sua bensì della società che lo ha portato a scadenza senza mai rinnovarlo e non è mai andata fino in fondo quando voleva cederlo e poi sono stati costretti a ricomprarlo in un certo senso. Stessa situazione con De Rossi ed è quello che potrebbe succedere con Pellegrini. Se la Roma riuscirà a trovare una soluzione di può rinunciare a Dzeko altrimenti andrà in scandenza ma bisogna prendere un attaccante che lo affianchi. Per esempio Belotti-Dzeko è un accoppiata che a me piace e che secondo me migliora la Roma. Belotti non guadagna come Edin anzi prende anche meno di Pastore e Florenzi. L’essere tifoso quanto ha inciso nella tua carriera ? Essere tifoso è stato il primo motivo per cui ho iniziato di fare questo lavoro a cui sono arrivato anche abbastanza tardi rispetto alla media. Tutto nasce da una passione di quando siamo bambini. E’ nato tutto lì, poi la vita mi ha portato da altre parti ma alla fine sono tornato qua.

💬 Commenti