Esultanza Lorenzo Pellegrini (photo Bertea)
Esultanza Lorenzo Pellegrini (photo Bertea)

Corriere dello spot: Adesso è definitivamente la Roma dei Friedkin, scrive Andrea pugliese su La Gazzetta dello Sport. Anche l’ultimo baluardo della gestione Pallotta è venuto giù, anche se non è stata una caduta fragorosa e dolorosa, ma una scelta condivisa. Ieri Guido Fienga ha lasciato la società anche se il suo addio non è un vero e proprio addio: rimane come advisor esterno di NEEP Roma Holding SpA. Al suo posto i Friedkin hanno scelto Pietro Berardi. Probabilmente è la fine della transizione che i texani avevano studiato a tavolino quando hanno preso la Roma. Prima di salutare Fienga la società aveva cambiato praticamente tutti gli uomini che c’erano prima. Felice il nuovo CEO che nel 2020 era stato presidente e CEO di Pirelli nel Nord America e che ieri ha incontrato lo stesso Fienga: “Sono onorato di unirmi alla Roma in un momento così emozionante della sua crescita. Ci metterò il massimo impegno e della passione per raggiungere i nostri obiettivi". Con la presenza fissa di Ryan Friedkin a Roma non c’era più bisogno di un CEO operativo come Fienga. Le decisioni sono tutte loro.

La Repubblica: Mkhitaryan è rimasto a furor di popolo, dopo prestazioni di alto livello nella gestione Fonseca. L’armeno è stato considerato subito intoccabile da Mourinho, scrive Andrea di Carlo su La Repubblica. Titolare nel doppio confronto contro il Trabzonspor, quasi sempre in campionato (eccezion fatta di Verona) ma mai davvero in grado di incidere. Le prestazioni sono state opache e lo hanno reso lontano parente del calciatore ammirato in passato. Il tutto ora sembra essere alle spalle: gol e assist contro l’Empoli e l’idea che una discreta percentuale di successo nella prossime importanti sfide, possa pendere dal suo stato di forma. Il numero 77 sembra aver trovato il giusto binario per tornare a fare la differenza.

The Guardian: Tammy Abraham ha visto José Mourinho ed è arrivato il sole. È andata più o meno così, o almeno era quello che gli aveva promesso lo Special One nella loro prima telefonata: "Un giorno risposi al telefono ed era José Mourinho che mi disse più o meno 'Vuoi goderti un po' di sole o stare sotto la pioggia?'" racconta Abraham, intervistato da The Guardian. L'attaccante racconta i dubbi che lo hanno colpito nei giorni del trasferimento alla Roma: "Io volevo restare a casa, in Inghilterra, e continuare a giocare in Premier League ". Ma Mourinho aveva suscitato qualcosa in lui, convincendolo in poco tempo ad accettare il trasferimento alla Roma. “Voglio essere tra i primi attaccanti al mondo e non mi fermerò fino a che non sarò lì” ha aggiunto.


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