Durante i 9 anni di presidenza di James Pallotta, la Roma non è mai riuscita a dare continuità al proprio progetto. 8 allenatori diversi si sono seduti sulla panchina giallorossa, tra grandi ritorni e nuove scommesse. Da Luis Enrique a Fonseca, passando per Zeman, Andreazzoli, Garcia, Spalletti, Di Francesco e Ranieri.

La rosa ogni anno è stata privata dei pezzi pregiati, impedendo così alla squadra di ripartire l'anno successivo da basi e fondamenta solide. Nella Capitale sono stati di passaggio giocatori del calibro di Lamela, Marquinhos, Benatia, Pjanic, Rudiger, Alisson, Salah e molti altri ancora. Di quelli menzionati, tolto Pjanic, nessuno è rimasto alla Roma per più di due stagioni. Il salto di qualità, nel momento in cui si creavano i presupposti per farlo, non è mai stato fatto. Questioni di bilancio? Certamente. Tutto sarebbe stato digerito più volentieri se presidente e dirigenti non avessero promesso ai tifosi di portare la Roma sul tetto d'Europa entro i primi 5 anni di presidenza. 0 trofei, tutto fumo e niente arrosto.

Con l'arrivo dei Friedkin, nell'agosto del 2020, la mentalità sembra essere pian piano cambiata. Primo anno di transizione, ora si fa sul serio. Parco dirigenziale e staff rivoluzionati, contratto triennale a José Mourinho, 0 cessioni di livello e grossi investimenti sul mercato. Un nodo da sciogliere: il contratto in scadenza di Lorenzo Pellegrini. Pronti e via, rinnovo senza clausola fino al 2026. Problema risolto. Ora in programma ci sono gli adeguamenti dei contratti di Nicolò Zaniolo, Jordan Veretout, Gianluca Mancini e Bryan Cristante. Non si costruiscono grandi palazzi senza buone fondamenta. Il cantiere è ancora aperto ma il progetto, a medio-lungo termine, è ben definito. L'obiettivo è solo uno ed è chiaro nella testa di tutti: rendere la Roma grande, portarla il più in alto possibile.


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