In arrivo a Roma 100 pullman con appuntamento a partire dalle 10.30 in piazza Santi Apostoli.

I sindacati hanno mobilitato la categoria “contro l’invasione di campo operata dal Governo in materie come salario e carriera, che sono di esclusiva competenza della contrattazione”.

Dopo sette anni dall'ultimo sciopero corale, scendono in piazza Flc, Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals, Gilda e Anief, e chiamano a raccolta docenti, dirigenti scolastici e Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) contro la riforma del reclutamento e della formazione iniziale inserita nel decreto-legge 36, in fase di conversione in parlamento. Ma anche per ottenere un rinnovo di contratto di categoria che attende da tre anni e mezzo, con gli stipendi bloccati al 2018 ed erosi dall'inflazione che galoppa, per effetto della guerra in Ucraina, verso il 5,5/6% solo nel 2022. E per la tutela dei precari storici che proprio dal decreto-legge in questione non verrebbero, a parere dei sindacati, adeguatamente tutelati e valorizzati.
Da una parte il diritto alla stabilità degli insegnati dall’altra il diritto degli studenti ad avere un’istruzione costantemente aggiornata.

Da una parte il decreto legge in fase di conversione del governo che ha rivoluzionato le regole per diventare insegnanti di medie e superiori. E ha rimaneggiato i meccanismi per il loro reclutamento, introducendo incentivi per la formazione in servizio. Secondo i rappresentanti degli insegnanti con questo provvedimento l'esecutivo ha invaso un campo di pertinenza dei sindacati e della contrattazione. Quello messo a punto dal governo è un sistema integrato di formazione iniziale, abilitazione dei futuri professori, accesso al ruolo e aggiornamento in servizio che modifica profondamente le regole esistenti.

Per finanziare la formazione in servizio, che secondo i rappresentanti dei lavoratori metterebbe i docenti gli uni contro gli altri per pochi spiccioli, è previsto un taglio agli organici di circa 10mila unità e un taglio parziale alla Carta del docente. "Quella disegnata dal decreto - spiegano dalla Flc Cgil - è una formazione per nulla condivisa con i sindacati e calata dall'alto, finanziata con un cospicuo taglio di personale, mentre le nuove modalità di reclutamento - oltre a dare un nuovo impulso al mercato dei crediti - non lasciano nessuna possibilità di stabilizzazione per i precari, quelli che da anni hanno permesso alle scuole di andare avanti". L'articolato del governo, scorporando l'abilitazione (per cui occorreranno 60 crediti universitari) e l'idoneità al concorso, allunga il percorso per approdare alla cattedra. E sottopone i nuovi entrati alla formazione in servizio obbligatoria e a continue verifiche in itinere e finali ogni tre anni. Inoltre, per un rinnovo del contratto scaduto da più di un triennio l'esecutivo ha messo sul tavolo qualcosa come 40/50 euro netti al mese in più in busta paga a docente. Un cifra che non copre neppure l'inflazione.

Mentre il sindacato dei presidi, l'Anp, è contrario allo sciopero. "Il ritornello - osserva Cristina Costarelli di Anp Lazio - è il solito: stabilizzare i precari, non considerando per nulla il diritto degli alunni ad avere insegnanti migliori, più preparati, più aggiornati".


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