Leggo: La maledizione della nazionale colpisce ancora, scrive Francesco Balzani su Leggo. Dopo Mancini torna dal ritiro azzurro anche Lorenzo Pellegrini a seguito di un infortunio muscolare rimediato in allenamento. Il capitano giallorosso ha abbandonato ieri pomeriggio Coverciano a scopo precauzionale, ma c'è timore perché si tratti del riacutizzarsi del fastidio alla cicatrice del flessore sinistro (quello che gli ha fatto saltare l'Europeo). Quando il numero 7 rientrerà a Trigoria i medici del club valuteranno se sottoporlo a esami strumentali per escludere lesioni. Si tratta del terzo infortunio che colpisce i giocatori della Roma in Nazionale. Prima di Pellegrini anche Mancini è rientrato a Roma per un'infiammazione alla pianta del piede che non preoccupa. Vina invece si è fermato nel match disputato dall'Uruguay in Perù per il quale si temeva il peggio ma gli esami strumentali escludono una lesione al flessore. Anche lui (come Pellegrini) però dovrebbe saltare il Sassuolo. Grane per Mourinho (da ieri ha traslocato a Palazzo Taverna) all'inizio di un tour de force di 7 partite in 22 giornate.

Gazzetta dello sport: La vera casa romana di Josè Mourinho in questi mesi è stata Trigoria. Inutile nasconderlo, scrive Chiara Zucchelli,  il tecnico giallorosso trascorre gran parte delle sue giornate al centro sportivo e in questo, ad esempio, ricorda molto Luciano Spalletti e poco Paulo Fonseca. Se però il tecnico toscano, quindici anni fa, nelle prime settimane romane e romaniste scelse proprio il Bernardini anche per dormire, Mou ha voluto fin da subito assaporare la città dormendo in hotel. Ha scelto il JK Palace, a due passi da piazza di Spagna, che sta per salutare per prendere possesso dell’appartamento a Palazzo Taverna. Dall’albergo alla storica residenza, scelta da Mou e sua moglie, c’è circa un chilometro di distanza a piedi. Non cambieranno, quindi, i punti di riferimento scelti da José e signora in questi mesi, ma cambierà l’approccio. Da una camera cinque stelle ad una residenza storica tra Castel Sant’Angelo e piazza Navona, citata persino da Dante nella Divina Commedia. Mou vivrà in un appartamento storico di Roma, che ha rimesso (in parte) a nuovo, ma sui lavori è tutto top secret perché per lui la privacy è fondamentale.  Nella Capitale Mourinho si è già ambientato e come lui la moglie Matilde: lei sarà fissa in Italia, i figli faranno la spola con Inghilterra (Covid permettendo) e Portogallo. Nel nuovo appartamento c’è spazio per tutti: Palazzo Taverna, che ospita al suo interno appartamenti privati e un relais, è stato costruito nel XV secolo sulle rovine della Fortezza Orsini, non è completamente visitabile, è blindato dagli sguardi dei curiosi (a parte una piccola area, non quella delle abitazioni private, appunto) e rappresenta un fiore all’occhiello della romanità. 

Zakaria anche contro la Nazionale di Roberto Mancini ha saputo dimostrare tutto il suo valore, entrando nella ripresa e modificando gli equilibri. L’impressione è che ci sia un desiderio svizzero nel cuore giallorosso, dato che l’obiettivo di Tiago Pinto è passato da Granit Xhaka a Zakaria, scrive Massimo Cecchini. Adesso si sta cercando di fare le mosse giuste per portarlo alla corte di Mourinho già a gennaio. Nato a Ginevra da padre congolese e madre sudanese, il Borussia non è mai sceso sotto i 20 milioni di richiesta. Cifra alta, considerando il contratto in scadenza il prossimo giugno. Per questo il club tedesco sta cercando di fargli rinnovare il rapporto, ma per adesso Zakaria prende tempo, attratto anche dalle possibilità di fare esperienza altrove. La Roma sembra essere il posto giusto e trovare un accordo sull’ingaggio non sembra essere un problema. Il giocatore è forte del fatto che già a gennaio potrebbe firmare per un’altra società e per evitarlo il Borussia dovrebbe accontentarsi solo di briciole rispetto al valore effettivo, ma questo dipenderà dal rapporto che intercorre tra lui e la dirigenza.

Il Messaggero: Un anno dopo (oggi sono passati esattamente 12 mesi dall'ultimo crac), riecco Zaniolo. Protagonista, essere risalito sul palcoscenico con la Roma, anche a livello internazionale, scrive Ugo Trani su Il Messaggero. Al Sankt Jacob Park ricomincia l'avventura interrotta il 7 settembre contro l'Olanda. Improvvisamente si ritrova in campo. E Mancini gli carica sulle spalle l'Italia che fatica a segnare, che ha bisogno di tecnica, personalità, spavalderia e di potenza. È l'identikit di Nick che si infila la maglia azzurra come se niente fosse e si fa spazio a spallate nella Nazionale campione d'Europa che lasciò sul più bello, alla Johan Cruyff Arena di Amsterdam. Nicolò ha rialzato la testa e, a petto in fuori, è ripartito. Proprio come vogliono il ct e ovviamente Mourinho. Sono passati tre anni esatti dalla prima convocazione. Ancora inizio settembre. Subito in gruppo per le partite di Nations League contro la Polonia e il Portogallo. Mancini lo chiamò in Nazionale prima ancora di vederlo debuttare con la Roma. Ha subito puntato forte su Zaniolo, vedendo dove altri, pure club di prima fascia (basta pensare all'Inter) e allenatori celebrati, hanno tenuto gli occhi chiusi. L'esordio, colpa delle due lunghe pause, è già lontano: il 23 marzo 2019 a Udine contro la Finlandia per le qualificazioni a Euro2020. L'unica gara intera delle otto giocate l'11 novembre dello stesso anno contro l'Armenia a Palermo, l'ultima delle qualificazioni per l'Europeo, coincide con i primi gol: doppietta. Non c'è, dunque, da stupirsi a trovarlo in panchina per il primo scontro diretto con la Svizzera. Lui tra i 23 e i suoi coetanei (e amici) Kean e Scamacca, più attaccanti del giallorosso che è ripartito da prima punta, finiti di nuovo in tribuna, a Basilea come giovedì a Firenze. E non bisogna nemmeno meravigliarsi di quel cambio in corsa: domenica sera, nella fase cruciale della sfida al Sankt Jacob Park, il ct lo ha voluto al posto del titolare Immobile. Gli ha chiesto di fare il centravanti, di allargare le spalle per poi rivolgerle alla porta e di difendere il pallone. Di allargarsi, di tagliare e di andare in profondità, di pressare e comunque di partecipare. Il jolly diventato però la mossa della disperazione. Il risultato non è cambiato e Yakin ha esultato per il pari.

Zaniolo ha cercato di accontentare il ct. Ci ha provato. Presto ha lasciato il centro per la fascia, a sinistra e subito dopo stabilmente a destra, quella che Di Francesco gli consegnò nella Roma. Ha usato la corsa, la forza e la qualità. Anche la convinzione. Più di tanto, però, non ha potuto. Un po' come l'Italia post Europeo. Mancini, del resto, ancora non lo può promuovere titolare. Se Locatelli ha solo 70 minuti, parola di Mancio alla vigilia del match di Basile, Nicolò ne ha sicuramente meno. Non che non possa fare una gara intera, ma di sicuro non con l'intensità che serve alla Nazionale.

Corriere della sera: Nella serata in cui festeggerà mille partite, domenica all’Olimpico contro il Sassuolo, Mourinho proverà anche a battere sé stesso, scrive Massimo Perrone sul Corriere della Sera. Perché finora con la Roma ha vinto 4 partite su 4, e nella sua lunghissima carriera non è mai riuscito a iniziare con 5 successi consecutivi l’avventura su una nuova panchina. Col Porto, il Chelsea e il Manchester United si è fermato a 4, con le altre sue squadre anche prima: perse con il Benfica all’esordio assoluto, pareggiò la prima con l’União Leiria (2001), vinse ai rigori la Supercoppa con l’Inter (2008) e poi pareggiò alla prima i campionato, fece un pari anche col Real Madrid (2010) e infilò 3 successi col Tottenham (2019) prima di perdere alla quarta. La striscia positiva col Porto è quella del 2002, quando fu chiamato a metà campionato e lasciò la panchina del Leiria con cui aveva fatto fino a quel momento un punto in più, 34 a 33. Con il Chelsea cominciò con 4 successi nel 2004: 1-0 al Manchester United e 1-0 anche sul campo del Birmingham, 2-0 esterno nel derby col Crystal Palace e 2-1 in rimonta al Southampton. Niente quinta vittoria: 0-0 di nuovo a Birmingham, stavolta con l’Aston Villa. Nel 2016 il poker all’esordio arrivò col Manchester United, a cominciare dalla rivincita col miracoloso Leicester di Ranieri che l’aveva fatto esonerare dal Chelsea, 8 mesi prima battendolo 2-1 in Premier.


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