Ventiquattro giugno duemilaventi, Roma-Sampdoria. I grandi palcoscenici del calcio tornano ad affacciarsi sugli argini del Tevere e l'Urbe può abbracciare di nuovo la propria squadra. Per le strade di un'inedita Roma estiva, arida di turisti e tuttavia formicolante di cittadini locali, torna silenziosamente a circolare quella esuberante passione intestina che solo la lupa è in grado di regalare ai propri sostenitori. Quando sono passati ormai quasi quattro mesi dall'ultima gara, l'Olimpico è finalmente pronto a scaldarsi di nuovo. Eppure questa volta ad alzare la temperatura, sulle gradinate, non saranno i cuori, né le braccia e la voce dei ragazzi della Curva Sud, ma soltanto i raggi del torrido sole di giugno. Stasera, quando le undici maglie giallorosse percorreranno il tunnel che porta sul rettangolo di gioco e saliranno poi gli ultimi gradini verso il paradiso, non saranno accompagnate da quella voce, proveniente da sessantamila bocche differenti e tuttavia unificata al grido "Roma, Roma". Non sarà facile e un velo di malinconia potrebbe impossessarsi dei più romantici tra i tifosi, ma oggi non è il momento della tristezza. In questi ultimi mesi ci si è trovati costretti a convivere con la solitudine e ci si è abituati ad amare da lontano. Prima o dopo l'Olimpico tornerà ad essere gremito e ci regalerà ancora pomeriggi e notti di grande calcio, a volte interminabili, altre troppo brevi; ci farà condividere canti e abbracci, sofferenze e nervosismi, goliardie e attimi di estasi, tanto con le persone più care, quanto con qualcuno che non si conosceva fino al gonfiarsi di una rete. Torneremo a vivere tutto questo, per adesso accontentiamoci di tornare a vedere la Roma giocare da lontano. Distanti ma uniti. -Domenico Delli Muti

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