Il tecnico della Roma ha raccontato ad un quotidiano portoghese, la sua esperienza in quarantena nella capitale. Un periodo vissuto lontano dal calcio e dagli affetti. "Quasi sessanta giorni di isolamento. Inimmaginabile una separazione del genere con il mondo, soprattutto con il mio mondo. Devo confessare, egoisticamente, che questa separazione mi ha donato alcuni momenti di felicità, che la mia professione, di solito, non mi permette di avere. Il tempo mi ha abbracciato con calore, regalandomi semplici momenti trascorsi a casa, con mia moglie e mio figlio. Ma il tempo ha anche alimentato un sentimento di enorme mancanza nei confronti del resto della mia famiglia, un incredibile desiderio di riabbracciare i miei altri due figli, che sono in Portogallo, i miei genitori e gli altri familiari. E poi il tempo mi ha costretto a pensare e riflettere in modo diverso, ha anche generato dubbi e incertezze. Non sono uno di quelli che sostengono con forza che il mondo cambierà completamente, ma sono convinto che ci saranno perdite a tutti i livelli, che non potremo recuperare mai. Torniamo al mio mondo, il mondo del calcio. Anche qui si percepiscono gli immensi cambiamenti in arrivo. Durante questo periodo di quarantena ho cercato di scacciare pessimismo e paura: credo che il mio mondo diventerà più forte e unito che mai. Fino al nostro ritorno è necessario prendere decisioni immediate e prenderle ora è quasi come arbitrare una partita senza fischietto e senza cartellini. Presto ci tornerò, nel mio mondo. Finalmente. Ma, da quanto si intravede, so già che tornerò in un mondo che sarà comprensibilmente diverso. Protocolli rigidi e necessari stanno trasformando la nostra quotidianità: allenamenti individuali, equipaggiamento dei giocatori a casa o nelle loro stanze dei centri di allenamento, divieto di incontri e tutto il resto. E, quando si tornerà a giocare, bisogna rispettare una serie di altre misure. Tutti quanti, in modo da poter vivere in sicurezza. Sono misure indispensabili, che trovano il mio sostegno. Ma è difficile per me immaginare... immaginare di giocare senza la passione dei tifosi e soprattutto di giocare senza QUELL’ ABBRACCIO." (fonte Corriere dello Sport)

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