Diego Perotti ha appena rilasciato un'intervista ai canali ufficiali dell'As Roma. In questa intervista ha toccato tanti argomenti, dalla sua vita in quarantena a quando era bambino. Ecco alcune domande e le sue risposte: Chi era Diego da bambino? "Da bambino ero molto attivo, già da piccolo mi piaceva giocare sempre con la palla. Ho fatto molti sport, mia mamma è insegnante di nuoto quindi ho iniziato con il nuoto e già a quattro anni giocavo a calcio, non riuscivo mai a stare fermo, neanche per guardare la tv, preferivo sempre fare qualcosa in movimento. Ho praticato anche basket e pattinaggio”. A scuola come andavi? "A scuola andavo bene perché potevo fare quello che volevo dopo scuola solo se andavo bene. Dovevo almeno far vedere a mia mamma che studiavo, altrimenti mi avrebbe tolto lo sport che per me era fondamentale. Su questo aspetto lei era molto dura". Chi era il tuo idolo? "Román Riquelme. Quando sono entrato nel Boca avevo dodici tredici anni e lui stava cominciando a giocare in prima squadra, mi sono innamorato subito". L’Argentina ti manca? "Molto, non sono mai riuscito ad abituarmi completamente alla lontananza. Quando la mia famiglia viene a trovarmi il sapere che ripartiranno mi dispiace. Gli anni passano, tutti invecchiamo. Ogni volta che posso torno lì". Quando smetterai di giocare tornerai in Argentina? "Ho sempre pensato di sì, però la verità è che l’Argentina sta diventando così poco sicura che per i miei figli forse non sarebbe un bene. Loro sono piccoli, sono cresciuti qui. Non ho ancora deciso ma penso che alla fine rimarremo qui". Venendo all’attualità, com’è lavorare con Paulo Fonseca? "È bello. Ora che tre quarti della mia carriera sono passati inizio a vedere il calcio in un’altra maniera, più vicina a quella di un allenatore. Ci sono tanti concetti che se un giorno diventassi allenatore vorrei trasmettere e li sto vivendo adesso con lui e su questo punto sono molto contento. È molto diretto, riesce a fare arrivare il suo messaggio in maniera chiara. Punta molto sul possesso palla, più tempo la teniamo noi meno l’avversario può farti male. Agli esterni chiede un gran lavoro per un’idea di calcio offensivo e concreto che a noi giocatori piace molto. È molto onesto, chi sta meglio gioca, chi non sta bene deve conquistarsi il posto”. (fonte TuttomercatoWeb)

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