L'emergenza Coronavirus incombe sull'Europa ed ecco che, tra mille polemiche, anche il mondo del calcio è costretto a fermarsi. Nelle ultime settimane, caratterizzate da poco equilibrio e da predicabili estremizzazioni della percezione del nuovo virus, tra gratuiti allarmismi e altrettanto inconsapevoli e preoccupanti opinionismi finalizzati a ridurre, nell'immaginario collettivo, la comprensibile angoscia per una crisi sanitaria ad ingiustificata "paranoia da influenza", anche la Lega Calcio si è resa protagonista di spiacevoli episodi. E proprio quel minimizzare il problema, cui prima si faceva cenno, quasi scansando la reale prospettiva di una pandemia globale, ha determinato un attegiamento di alienazione quantomeno arrogante da parte della F.I.G.C che, nascondendosi dietro un'incondizionata voglia popolare di calcio e al rispetto di norme previste dagli accordi con Sky e Dazn, ha tentato di tutelare i propri numerosi e consistenti interessi economici; interessi che, come ampiamente chiarito dal ministro Spadafora, avrebbero dovuto fin da subito essere messi in secondo piano. Nel "Bel Paese", dunque, ancora una volta il mondo del calcio (o almeno la parte istituzionale di questo) è sembrato viaggiare su binari quasi paralleli al resto delle cose, forse con la sensazione di essere intoccabile e superiore al covid-19 stesso. Ma il calcio può e deve, in un momento come questo, rappresentare un qualcosa di diverso: un barlume di luce, un elemento fondamentale nella sua marginalità, un modo di aggregazione mentale tra i tifosi, nonostante l'impossibilità di un contatto materiale tra le persone. E dunque ecco che con le coppe europee di questa settimana forse gli italiani potranno, come dice una famosa canzone, tornare a sentirsi uniti anche se lontani. -Domenico Delli Muti

💬 Commenti