"Semo romani, ma romanisti de più" Queste parole, con le quali si apre una famosa canzone di Lando Fiorini che ogni tifoso giallorosso dovrebbe conoscere, rappresentano, per così dire, l'essenza del tifoso romanista e sembrano essere state scritte apposta per momenti come questo. Il 174esimo derby della capitale è ormai alle porte, e con esso un sentimento quantomai contrastante ed euforico, sito in una zona del cuore posta a metà tra la frustrazione e l'adrenalina pura, che probabilmente può essere colta soltanto da chi lo vive in prima persona. La storia che accompagna le due società, la sconfinata passione ed il calore di un popolo come quello dell'Urbe, l'eterna rivalità: ragioni che sintetizzano il motivo per cui a un romano non vi sia partita al mondo più cara di questa. Una sfida tra due squadre che, storicamente, si sono trovate di frequente a dover fare i conti con stagioni deludenti ed ambizioni difficili da accettare per i rispettivi tifosi, i quali, forse proprio per questo, le hanno spesso attribuito un'importanza tale da poter risollevare da sola le sorti di un'intera annata. Dal primo confronto, nel 1927, deciso da una rete di Rodolfo Volk, all'amara finale di Coppa Italia, nel 2013, fissata sull'1-0 da Senad Lulić, passando per giornate storiche, come quella del Dicembre 2000, con l'autogol di Paolo Negro, o l'1-5 del 2002, con poker dell'aeroplanino Montella e pennellata di Francesco Totti, di tempo ne è passato: quello che non passa è l'infinita ed irriducibile voglia di questa immensa partita.

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