Se è vero che una rondine non fa primavera, è altrettanto corretto ragionare su una prestazione corale di un gruppo ridotto ai minimi termini, che di fronte alle difficoltà sta reagendo e sta finalmente iniziando a mostrare un'identità.

Al netto di un Milan morbido e disattento, che conserva dei vecchi fasti solo il nome e quel terzino sinistro che il Real Madrid forse si è fatto scappare un pò troppo alla leggera, la Roma anche questa sera ha offerto una prestazione di carattere, dando continuità a ciò che di buono si era visto in settimana in Europa League.

Continuità che ripaga nelle scelte: Gianluca Mancini questa sera ha offerto una prestazione da veterano, sacrificato in un ruolo non suo, interpretato con voglia e cattiveria... Visti gli applausi a lui riservati dalla Curva Sud, se si fosse iscritto ai marcatori trasformando in gol il calcio d'angolo battuto da Veretout, sarebbe stata la serata perfetta.

Prima del gruppo la Roma stupisce nei singoli: la prestazione di Pastore è da incorniciare per utilità ed abnegazione, nella speranza che possa essere un punto di partenza e non d'arrivo.
Meno sorprendente, ma sicuramente da sottolineare, è la partita del Bomber con la 9 che, nell'occasione del vantaggio giallorosso, colpisce il pallone di testa con tanta voglia, nonostante l'impedimento ed il dolore, da perdersi la maschera in aria... Si sa: ogni supereroe non dovrebbe mostrare la propria identità, ma per sentire l'urlo dell'Olimpico, questo ed altro.
Ultimo, ma sicuro non per impegno e talento, è Nicolò Zaniolo che anche questa sera, segnando il gol della vittoria, dimostra come le voci attorno a lui non lo scalfiscano, anzi lo esaltano.

Fonseca questa sera, gongolante ai microfoni della stampa, può sorridere non solo per la prestazione e per i fondamentali 3 punti che da troppo mancavano, ma perchè la sua Roma sta dimostrando che in un periodo di emergenza e difficoltà sta ritrovando sè stessa e sta costruendo una propria identità... aspettando la Primavera.

Alessandro Ferro.


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